Ok, mi sono stancato di aspettare un'improbabile risposta positiva di Facebook ai miei mail…
Avrei pagato per sentirmi dire dai loro robot che erano dispiaciuti ma non potevano spiegarmi i motivi del ban e tantomeno illuminarmi sulla questione, ovviamente immaginaria, della supercazzola…
Per cui sono rientrato con un altro mio indirizzo email: loro hanno bannato semplicemente un indirizzo email, non una persona reale.
E' ormai evidente che uno dei problemi dei tantissimi account Facebook disabilitati improvvisamente e senza preavviso è causato dalla loro gestione robotizzata, per cui, dato l'enorme numero di utenti e di possibili casi critici, gli conviene tagliare "automaticamente" in eccesso piuttosto che dovere poi occuparsi "personalmente" di situazioni con possibili implicazioni legali nella realtà.
E anche il fatto che "Facebook purposefully obscures this [ban] process to make it harder for spammers to game their system. Unfortunately, they're creating a Kafkaesque nightmare for the thousands of innocents who get caught in their web."
Quindi io credo che l'obiettivo di gente come noi dovrebbe essere:
- – sensibilizzare a largo spettro su come funzionano in realtà questi meccanismi (più li conosci e più è difficile che cadi in trappola
- – sensibilizzare alcuni esperti un po' snob che pensano che "Facebook, Twitter, etc. sono tutte caxxate" (qualcuno ne conosco anch'io
- – favorire o collaborare (*) a iniziative "open" (come Diaspora, — guardare la slide presentation — "the privacy aware, personally controlled, do-it-all, open source social network", che ancora non è nata, ma di iniziative simili mi aspetto che ne nasceranno sempre di più)
(*) "Don't just tweet – collaborate" (Tim Berners-Lee)